
Segnalo che sono in edicola
Lys #5 e
Angel's Friends #4, scritti rispettivamente da Giovanni di Gregorio e Bruno Enna. Vi invito ad acquistarli perché sono, in generale, due bei fumetti per ragazze/i e poi perché da questi due sceneggiatori c'è sempre da imparare (sì, sono anche miei amici ma non mi pagano per elogiarli. Purtroppo).
Si tratta di due serie alle quali collaboro e quindi non apparirò credibile se vi dico che sono davvero ben fatte. Però credetemi lo stesso.

E ora una piccola riflessione semiseria - anzi, seria va! - sul
medium fumetto,
autorialità e
professionalità.
Chi parla di libertà creativa dovrebbe sempre ricordarsi che Picasso è arrivato al Cubismo dopo che a 12 anni aveva già fatto propri i linguaggi e le tecniche pittoriche realistiche. "Aveva già dato", dimostrando che un volto umano sapeva rappresentarlo secondo tutti i canoni della mimesi. Poteva permettersi di andare oltre e l'ha fatto, scompaginando ogni regola prospettica. Però l'ha fatto
dopo.
Piccolo
amarcord...
Quand'ero piccolo
tutti mi scherzavano per le dimensioni del mio portafoglio.
Infatti mi toccava stare bene attento a quali fumetti comprare e così prendevo sempre "Il Giornalino" e "Topolino", tanto per non sbagliare. Poi, crescendo (io, non il portafoglio) ho cominciato a comprare "Corto Maltese" e "Comic Art", a recuperare i vecchi "Frigidaire", "Linus" e "Alter Alter" e mi sembrava di essere un figo pazzesco perché lì sì che si leggevano fumetti
da grandi, fumetti
d'autore (come se chi scrive e disegna sul Topo non fosse un
autore).
Poi, usando quel po' del cervello lasciato a disposizione dalle tempeste ormonali, ho scoperto una cosa che mi ha sconvolto: alcuni dei miei autori preferiti delle riviste fighe erano gli stessi che avevo visto sulle pagine del "Giornalino" o persino di "Topolino". Ma come, non erano
autori... di fumetto d'autore?
Se c'è una cosa che mi fa sorridere nelle dispute degli
autoristi a favore del
fumetto d'autore è che si dimenticano (o ignorano?) che i più grandi autori di fumetto nostrani sono partiti dal fumetto
popolare, ne hanno sempre avuto rispetto e non lo hanno mai rinnegato.

Il giustamente osannato (da me, per primo) Sergio Toppi ha disegnato manciate di
Calimero,
Mago Zurlì,
Grisù prima di arrivare a
Sharaz-De. Chiaramente l'
autorista questo non lo sa, o volutamente lo dimentica. Come dimentica che Dino Battaglia ha mangiato pane e
Topo Gigio prima di arrivare a
Totentanz. L'
autorista ama e cita Pratt come fosse prezzemolo (bella questa...
Prezzemolo!), ma dimentica sovente le sue produzioni pre-
Corto Maltese. Ma forse
Asso di Picche ai difensori dell'ortodossia
autoriale provoca l'orticaria.
Quando si parla di produzioni seriali storcendo il naso e contrapponendole snobisticamente alle opere
che nascono dall'urgenza creativa, forse sarebbe il caso di ricordarsi che senza il fumetto
popolare,
seriale,
commerciale, il professionismo nei fumetti sarebbe una chimera.
Ma forse la cosa che urta di più gli
autoristi è il professionismo.
O meglio ancora, la professionalità.
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Postilla.
Se ne parla anche qui:
- blog di Sergio Algozzino
- blog di Fabiano Ambu