Questo è un post di quelli che mi capitano una volta all'anno, scritti di notte, quando tutto tace (gatti inclusi). Forse lo comprenderanno i miei amici sardi, spero anche quelli siciliani.
E' che ogni tanto ti lasci andare, un po' per effettiva stanchezza, molto per autolesionismo compiaciuto: la nostalgia ti assale. Quando emigri, pur cadendo in piedi, come è capitato fortunatamente a me, dopo un po' senti il desiderio forte di tornare alla tua isola. E' una specie di calamita suadente, un suono dirompente, monodico e antico. Come launeddas che vibrano all'infinito e che non ti lasciano dormire, come sirene d'Ulisse, come un canto atavico che hai sempre conosciuto. Mi chiedo 'perché', visto che dalla Sardegna son quasi scappato, deluso da tanta mediocrità, da tanto pressapochismo e indolenza. Deluso da me stesso che non li ho saputi contrastare.
Un giorno forse ritornerò, riascolterò le canne vibrare, il silenzio assordarmi tra i monti di pietra. Ora che non ho più mia nonna, mi sento come un albero che ha perso la sua radice più salda. Vorrei tornare per nutrire con le mie lacrime la terra che mi ha fatto nascere.
13 commenti:
Hai espresso, come solo uno scrittore può fare, il sentimento che molti di noi isolani fuggiti dalla nostra terra proviamo. Io sono scappato come te per gli stessi motivi e ogni volta che ritorno è come tornare indietro nel tempo, rivivendo aimè le stesse sensazioni che mi hanno costretto alla fuga.
Magari un giorno torneremo tutti insieme e le nostre lacrime avranno la forza di far ricrescere gli alberi dove i numerosi incendi hanno reso la terra arida.
Per ora purtroppo vedo ancora una terra che rifiuta e respinge un aiuto, ostacola se stessa purtroppo. Una terra bellissima, che non può vivere solo di locali e vita notturna, una terra che ha bisogno di far sentire la sua voce oltre i confini che il mare e le compagnie aeree hanno creato per impedire che comprendessimo la forza di un'isola bella come poche.
Si mi arrabbio anche io, torno in Sardegna col sorriso e riparto pieno di rabbia, di fronte all'impotenza di cambiare le cose.
E' vero solo chi è sardo può capire...
Bel post Fabrizio...
Fabiano.
Mi ci sono rivisto parecchio nel tuo post.
Ti assicuro che e'la stessa sensazione che prova anche chi, come me , vive in Puglia e sa che presto dovra' lasciare il posto in cui e' nato.
r--
Per Fabiano:
grazie :-)
Per Remo:
se la tua strada ti porterà a Milano, fatti sentire :-)
Grazie x il link, Fabrizio, non lo avevo visto. Potevi dirmelo!
Ho ricambiato. ;)
un post molto lirico-nostalgico, oggi guardavo il film emigranti con aldo fabrizi i romani a buenos aires era molto commovente
fenicio
Ciao Andrea,
grazie a te e complimenti per Underskin.
Tu, Fenicio, mi avrai sulla coscienza per via dei Sigur Ros... Sono giorni che non ascolto altro e non fanno che acuire la nostalgia per l'isola (anche se ad altre latitudini). Per completare lo strippo, sul piatto li alterno con Luigi Lai...
Ciao Fabri,
che dire, se non che ti capisco?
Come si fa a scegliere tra la sbornia di possibilità di Milano e quel richiamo tanto forte quanto inspiegabile verso la nostra terra? Come si può a rinunciare ad uno dei due?
Beninteso, non ho (ancora) risolto il dilemma. Però, col tempo, in qualche modo ho fatto pace con le mie radici.
E' una soluzione zen, che prevede un distacco sereno: vedere la Sardegna come una delle tante terre possibili, quella in cui siamo capitati noi, che abbiamo avuto il privilegio di conoscere, ma che non ci appartiene e non ci deve nulla. E, viceversa, noi a lei. Non le apparteniamo e non le dobbiamo nulla.
Anche se ha voce e incanto di sirena, e a volte riesce a farcelo credere.
namaste
Su Fabri, coraggio. Io che ci vivo in Sardegna, il suono delle launeddas proprio non lo sento (le sirene di Ulisse, tanto meno); sarà questo il problema?
:-))
Per Roberta:
è vero, a Milano ci si sbornia, spesso. Il problema è il mal di testa l'indomani mattina. Comunque sto prendendo in considerazione anche le Galapagos.
Per Bru':
sarà che a Pitz'e Serra le uniche sirene che senti sono quelle delle volanti o della croce verde? O che le uniche canne che vibrano sono quelle pakistane nei giardinetti?
Vado a suicidarmi con 'Sonos'e Memoria', va'...
Fabrizio, il mio angolo di poesia!
Anche io sento la mancanza della mia isola, la Sicilia, e cerco di risolvere il problema "girandole" incontro. Entro fine anno passerò da Milano a Roma...
Chissà se un giorno tornerò in quella che mi sembra la terra più bella del mondo...
Ciao Daniela!
Grazie! Buon trasferimento a Roma, sono sicuro che ti troverai bene, anche perché saresti già a metà del percorso verso la tua Sicilia :-)
Un abbraccio!
Non deve essere facile vivere a centinaia di km dal paese di origine ma per certi versi invidio il vostro attaccamento alla terra natale. Io mi sono spostata di 50 km da dove sono nata e ci torno spesso ma non riesco più ad amarla. In 5 anni è cambiata molto, è divenuta molto meno ospitale: terra di supermercati, aeroporto e alta velocità. Nella città di Firenze non ti puoi sedere nelle piazze d'arte, devi pagare e fare la fila per entrare in chiesa, gli autobus non passano dopo le 22 e per il parcheggio paghi ovunque molto.
Forse 5 anni fa ho lasciato un terra che oramai non c'è più.
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