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08 luglio 2007

Quanno ce vo', ce vo'

Segnalo che sono in edicola Lys #5 e Angel's Friends #4, scritti rispettivamente da Giovanni di Gregorio e Bruno Enna. Vi invito ad acquistarli perché sono, in generale, due bei fumetti per ragazze/i e poi perché da questi due sceneggiatori c'è sempre da imparare (sì, sono anche miei amici ma non mi pagano per elogiarli. Purtroppo).
Si tratta di due serie alle quali collaboro e quindi non apparirò credibile se vi dico che sono davvero ben fatte. Però credetemi lo stesso.

E ora una piccola riflessione semiseria - anzi, seria va! - sul medium fumetto, autorialità e professionalità.
Chi parla di libertà creativa dovrebbe sempre ricordarsi che Picasso è arrivato al Cubismo dopo che a 12 anni aveva già fatto propri i linguaggi e le tecniche pittoriche realistiche. "Aveva già dato", dimostrando che un volto umano sapeva rappresentarlo secondo tutti i canoni della mimesi. Poteva permettersi di andare oltre e l'ha fatto, scompaginando ogni regola prospettica. Però l'ha fatto dopo.

Piccolo amarcord...
Quand'ero piccolo tutti mi scherzavano per le dimensioni del mio portafoglio.
Infatti mi toccava stare bene attento a quali fumetti comprare e così prendevo sempre "Il Giornalino" e "Topolino", tanto per non sbagliare. Poi, crescendo (io, non il portafoglio) ho cominciato a comprare "Corto Maltese" e "Comic Art", a recuperare i vecchi "Frigidaire", "Linus" e "Alter Alter" e mi sembrava di essere un figo pazzesco perché lì sì che si leggevano fumetti da grandi, fumetti d'autore (come se chi scrive e disegna sul Topo non fosse un autore).
Poi, usando quel po' del cervello lasciato a disposizione dalle tempeste ormonali, ho scoperto una cosa che mi ha sconvolto: alcuni dei miei autori preferiti delle riviste fighe erano gli stessi che avevo visto sulle pagine del "Giornalino" o persino di "Topolino". Ma come, non erano autori... di fumetto d'autore?
Se c'è una cosa che mi fa sorridere nelle dispute degli autoristi a favore del fumetto d'autore è che si dimenticano (o ignorano?) che i più grandi autori di fumetto nostrani sono partiti dal fumetto popolare, ne hanno sempre avuto rispetto e non lo hanno mai rinnegato.
Il giustamente osannato (da me, per primo) Sergio Toppi ha disegnato manciate di Calimero, Mago Zurlì, Grisù prima di arrivare a Sharaz-De. Chiaramente l'autorista questo non lo sa, o volutamente lo dimentica. Come dimentica che Dino Battaglia ha mangiato pane e Topo Gigio prima di arrivare a Totentanz. L'autorista ama e cita Pratt come fosse prezzemolo (bella questa... Prezzemolo!), ma dimentica sovente le sue produzioni pre-Corto Maltese. Ma forse Asso di Picche ai difensori dell'ortodossia autoriale provoca l'orticaria.
Quando si parla di produzioni seriali storcendo il naso e contrapponendole snobisticamente alle opere che nascono dall'urgenza creativa, forse sarebbe il caso di ricordarsi che senza il fumetto popolare, seriale, commerciale, il professionismo nei fumetti sarebbe una chimera.
Ma forse la cosa che urta di più gli autoristi è il professionismo.
O meglio ancora, la professionalità.

************
Postilla.
Se ne parla anche qui:
- blog di Sergio Algozzino
- blog di Fabiano Ambu

73 commenti:

kinart ha detto...

parole sate....senza contare poi i fumettisti che hanno fatto del fumetto popolare capolavori assoluti, da jacovitti a shultz, da uderzo a tezuca...
e poi ci si dimentica che il fumetto E' un mezzo commerciale, nè più nè meno, ergo la sua attidudine è quella di essere venduta ad un pubblico, non esposto in una saletta, e, per finire, ci si dimentica anche che se non esistesse il mero fumetto commerciale il mercato del fumetto "d'autore" non potrebbe neanche esistere per quanto vende meno in proporzione.

Anonimo ha detto...

secondo me é un pò quello che succede con il cinema italiano: certi autori sembrano fare film pensando già al museo del cinema e alle retrospettive, e così nel fumetto, via direttamente all'opera d'arte senza niente in mezzo. Il problema é che spesso é proprio tutto quello che viene fatto in quell'in mezzo che fa la differenza tra una buona idea ma debole e qualcosa che potrebbe rivelarsi un'opera d'arte.
(vi abbiamo presentato l'attesissimo momento 'tostoini esprime opinioni su cose che non conosce')

smoky man ha detto...

e mi scateni la rissa, così? Ne sei consapevole, piccolo zurrundeddu ;)

cmq, firmo, sottoscrivo, vidimo ;)

smoKiss!

Bruno Olivieri ha detto...

Giovanni Di Gregorio e Bruno Enna sono anche miei amici, a me mi pagano per dirlo, a te no?!
:-))))

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo. Ormai è da anni che faccio fumetto d'autore e, in pratica, sono partito da lì, scrivendo Grimonopaz e poi Le Sette Brugole Spisciate, che mi è valso il Bruscolino di Stagno Sbalzato
(ricordo che era il 1989 e me lo contendevo con Cisponi, che lo aveva vinto per tre anni di seguito fotocopiando le sue chiappe... ma poi per fortuna è sopraggiunto quel problema di ragadi anali) e un paio di assegni in bianco che ancora oggi espongo con orgoglio nel mio studio stradale (ne ho anche uno più alternativo, fognario, ma lo uso d'inverno insieme a un'allegra famiglia di ratti).
Ora vado, che gli altri mi stanno aspettando sul caterpillar acceso. Oramai infatti mi sostengo scardinando i bancomat, ma per l'arte questo e altro.

Anonimo ha detto...

Comunque non è vero che pago per farmi pubblicità.

Ps. x Bruno: aspetta almeno che torni dalla banca, no? A proposito, se stamattina devi ritirare al bancomat, non passare dalle parti di Gonosfanadiga.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Per Kinart:
grazie per il commento. Mi fai venire in mente una storiella che mi raccontava Ferdinando Tacconi.
Nando faceva parte della "commissione d'esame" di fine corso alla Scuola di Fumetto di Milano. Mi raccontava di un ragazzo che all'esame voleva disegnare con un pennello sporco e sfrangiato. Quando Nando gli ha fatto presente che il pennello non andava bene e andava pulito o cambiato, il gggiovane autore gli ha risposto che lui non cambiava un bel niente perché fare fumetti col pennello ridotto così faceva parte del suo "stile". Il buon Nando (che, conoscendolo, deve aver faticato un po' per non rovesciare l'inchiostro in testa al baldo esaminando) gli ha risposto che se quello era il suo stile, andava benissimo per appendersi in camera decine dei suoi bei disegni col pennello rabberciato... ma che se per caso voleva diventare anche un autore di fumetti doveva disegnare prima in maniera "normale".

Per Tostoini:
esatto, e altrettanto si potrebbe dire per la musica. Se è normale che i ragazzi abbiano atteggiamenti oltranzisti sulla "purezza" dell'arte (che DEVE essere anti-commerciale, anti-mimetica, anti-figurativa, alternativa, anti-stress, anti-piretica e chi più ne ha più ne metta), è triste che persone che hanno abbondantemente superato la fase adolescenziale continuino a massacrarci(si) gli zebedei su 'sta storia...

Per smoky:
sono un sobillatore di masse, lo sai.

Per Bruno da Casteddu:
io segno. Tanto prima o poi li becco sulla strada per Gonnos (quello di Sassari) e sulla Barcellona-Barcellona Pozzo di Gotto (il siculo).

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Per Bruno Enna:
il tuo caso è l'eccezione che stravolge la regola.
Il Bruscolino di Stagno Sbalzato dell'89 tormenta ancora oggi i sogni del povero Cispo. Ogni tanto il tapino si sfoga, durante le birrate all'Idroscalo. A me e Tarcisio Menagatti ci tocca sempre portarlo via a spalla mentre declama a squarciagola i primi sei balloon di "A ovest di Paperino c'era la nebbia", il suo capolavoro alternativo pubblicato nel 1986 su "Freezer - la rivista che non fa sconti" (e infatti costava un casino).

Anonimo ha detto...

Che brutta fine, povero Cisponi. Adesso capisco perchè è soprannominato Cirrosi. A proposito, strano che non vi abbia incontrato, all'idroscalo.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Perché stavi sempre lì con i ratti a scrivere 'ste Sette Brugole Spisciate! Quando arrivavi tu, noi eravamo già finiti in acqua da un pezzo. Hai presente quelli che recuperavano ogni sera con la draga insieme ai bicchieri e alle bottiglie vuote?

Capitan Ambù ha detto...

Il fumetto è commerciale ma può stare benissimo in un museo, Roy Lichtenstein insegna.
Uno non esclude l'altro e ognuno percorre la sua strada, non è detto che secondo me bisogna saper disegnare di maniera per fare il buon fumetto.
Luzzati era uno che faceva delle animazioni favolose eppure non è passato dal disegno di maniera.
Non trovo che per forza un tipo di fumetto escluda l'altro o uno sia più impegnato e uno meno.
Oggi c'è bisogno di buoni prodotti rivolti ai giovani visto che il panorama italiano scarseggia in questo frangente.
Bruno Enna è un ottimo scrittore che io ho seguito nei lavori Bonelli, da buon sardo, quindi son sicuro che giovera anche in Angel's. & friends.
Io per esempio trovo che storie come Jhonny Freak di Sclavi hanno un valore pari a quelle di Gipi.
Non è questione di peggio o meglio, percorso o non percorso, ma di idee di passione e capacità di raccontare.
Dire che il fumetto commerciale sia un livello più basso di quello autoriale è stupido e presuntuoso.
Io leggo di tutto purchè sia fatto con passione e professionalità, Meno chiacchere e più fatti...
Bel post Fabrizio.

Anonimo ha detto...

Mi vedo costretto ad intervenire in tekel scivolato sull'argomento.
Condivido totalmente ciò che fabrizio esprime, in particolar modo,sul fatto che Picasso la ricerca l'ha fatta dopo, non come molti giovinastri e non, che spacciano per ricerca la propria astrusa incapacità. Detto questo occorre dire che vi sono dei forti limiti nelle produzioni popolari. Per i disegnatori delle serie bonelliane, per esempio l'impaginazione è una dittatura ferrea, che pone dei grossi limiti.
Limiti che nella rivista francese BD non ho visto. Per gli sceneggiatori, vi sono degli obblighi, dei paletti da rispettare, cose che non si possono dire, argomenti tabù. Quindi per quanto alveo di tutto, il fumetto popolare non è il luogo dove ci si pùò sbizzarrire, quindi una differenza tra i due esiste eccome!

smoky man ha detto...

Su Lichtenstein mediterei su quanto abbia fatto per il fumetto, nel senso... si è appropriato del linguaggio fumetto? Ha "rubato" dal linguaggio fumetto... ha dimostrato che il Fumetto in sè non è arte ma lo diventa quando è decontestualizzato? bah, boh... quando servirebbe uno Sgarbi qualsiasi ad illuminarci non c'è mai... eh?
cnmq, il fatto è che nei musei d'arte contemporanea non dovrebbe esserci solo Roy Lichtenstein ma affianco anche Kirby, Toth... per dire...

e mi viene in mente un cosa che diceva Toppi: "se sei un "artista"v puoi anche fare una sedia con tre gambe, ma se fai fumetto quella sedia deve averne 4 e stare bene in piedi..."

love & peace, kiddos
smok!

Un saluto a tutti i sobillatori

Anonimo ha detto...

Per quanto mi riguarda, faccio fumetto commerciale (spesso nel senso più becero del termine), ma cerco di farlo nel miglior modo possibile. Almeno, ci provo. Qualche giorno fa un medico mi ha chiesto che lavoro facevo e io gli ho risposto che sceneggiavo. Lui non ha capito e allora gli ho dovuto dire una bugia: "Scrivo... sì, insomma... diciamo che sono una specie di scrittore!". In verità, io non so scrivere e non so fare un sacco di altre "cose artistiche", però so senza dubbio fare i fumetti. Anche se NON ai livelli di Sclavi e di pochi altri nostri contemporanei geniali. Il fatto è che pochi fumettististi sono dei veri professionisti, degli studiosi, dei letterati, oppure semplicemente degli illuminati (Dio si è alzato, un mattino, e scendendo dal letto alla ricerca delle ciabatte gli ha messo la mano in testa). Alcuni hanno addirittura capito così bene questo medium da riuscire a scardinarne le regole, ricomponendole spesso a loro piacimento. Alcuni, dunque, sono passati dal fumetto commerciale all'arte. Stessa cosa per il disegno: ci sono artisti che imparano a disegnare, poi superano dei limiti personali, poi superano altri limiti comuni a tutti i loro colleghi, infine superano sé stessi (scardinando regole e ricomponendole a loro piacimento...). Picasso ha fatto così: ha superato i limiti comuni disegnando come i mortali, poi però ha seguito un suo percorso personale che lo ha portato a superare i propri limiti e anche quelli degli altri. Infine, ha destrutturato e poi ricomposto il proprio immaginario secondo regole sconosciute ai più. Il cubismo è destrutturazione, ma anche ristrutturazione del reale.
Dunque (a mio parere) i geni vanno oltre i nostri limiti, poi superano i loro e poi chissà... si muovono in una direzione che riesce sempre a sorprenderci. E noi vogliamo, esigiamo di essere sorpresi, nel bene e nel male.
Tornando al fumetto... se tutti noi siamo qui a discutere ancora della differenza che c'è tra il fumetto "colto" e quello "commerciale" è perché tendiamo a dividerlo e a misurarlo, ma non ci vuole molto per capire che i due modi di lavorare (o di vivere) sono complementari e necessari tra loro. Io amo il fumetto e, anche se non sarò mai uno Sclavi o un Picasso, credo che continuerò a farlo. Anch'io rivendico il mio piccolo spazio. Forse non è un mio diritto proprio perché non sono un genio, ma chi se ne frega?
Chiudo con la frase che mi ha detto il medico, prima di lasciarmi andare. "Arrivederci! e mi faccia sapere come va il suo lavoro di SCENOGRAFO!".
Brutto stronzo. E io che gli ho mollato anche ottanta euro.

Anonimo ha detto...

Ho scritto "fumettististi". Mi piace. Forse ho appena superato i miei limiti. Adesso credo che lavorerò alla parola "fumettististitistilisti" e andrò oltre. Sì, so di essere sulla buona strada...

Sergio Algozzino ha detto...

è vero che la bonelli ha delle restrizioni, ma fare fumetto significa non averle? insomma, ci sono delle regole in tutto, anche nel cosiddetto fumetto d'autore, la bonelli ha le sue, ed è doveroso rispettarle, magari non condividerle, ma non si può dire che siano sbagliate, dato che rappresentanto un format che certo non si può dire che non venda, ergo riesce ad essere un fumetto in quanto tale, dato che deve pur essere venduto. poi le porcate ci sono da entrambe le parti, come ci sono autori come nicola mari o piero dall'agnol che dimostrano che la bonelli si può sfruttare in maniera creativa...
kinart (o foolys, come preferite :D)

Anonimo ha detto...

Bravo Foolys, i due disegnatori in questione hanno "sfruttato" in maniera creativa. Sono andati oltre. Avranno di certo altri limiti, ma quelli imposti dal medium li hanno superati da tempo, prima copiando, poi interpretando e infine venendo a loro volta copiati. Quanto ai limiti imposti dall'editore, quelli spesso sono di stimolo e non d'impaccio. Sclavi scrive cose geniali, ma lo fa usando i mezzi che tutti hanno a disposizione. La sua destrutturazione è interna, personale. Il genio sta lì. Le regole ci sono e nessuno le ha scavalcate, eppure percepiamo qualcosa di straordinario in quello che abbiamo appena letto. Siamo dentro le regole, ma anche fuori. Quando parlo di destrutturazione non intendo certo dire che bisogna organizzare le vignette alla ammennicolo di cane e neppure usare una splash page ad ogni tavola. Parlo di reinventare il proprio modo di scrivere o di disegnare. Ma le regole stanno lì e ci aiutano a capire che per superare gli altri non dobbiamo per forza uscire di strada. Ci basta stare sulla linea di mezzeria e fare un piccolo sorpasso alla volta.

Anonimo ha detto...

Ehm, volevo intervenire solo per rendervi partecipi del compiacimento del titolare di codesto blog per il contenuto, il tono e lo spessore dei commenti arrivati finora. Vi ringrazia tutti, sinceramente commosso.

Il mio assistito ci tiene anche a comunicare che qualcuno un giorno gli disse che scrivere per certi editori è un po' come un esercizio di stile che aiuta a crescere.
Il mio assistito asserisce che è proprio così e che le gabbie aiutano spesso la creatività.

Anonimo ha detto...

Spett.le avvocato Sbottazzoni,
con la presente invito il suo assistito a non proporre più nel suo blog argomenti stimolanti, in quanto il mio assistito (Bruno Menelao Enna) è stato costretto ad abbandonare il suo longevo eremitaggio da internet. Oggi l'idiota (con rispetto parlando per il mio assistito) ha passato la giornata lavorativa a leggere commenti in giro e per poco non ha persino lurkato su un forum, cosa che non sognava neppure di fare da circa otto mesi e ventun giorni. La invito dunque a moderare i toni fumettistici e a parlare di cazzate, come in tutti gli altri blog che si rispettino.

Con osservanza
Avv. Valeria Stramazzi Boccegrandi

Capitan Ambù ha detto...

Io comunque non vedo limiti alla comunicabilità del fumetto.
Le regole sono imposte dalle scelte editoriali ed è giustissimo così, ma non è detto che il fatto che esistano sia uno stimolo alla creatività.
Non penso Mari sia cresciuto artisticamente perchè aveva una gabbia a sei vignette, ma perchè dentro di lui esisteva già quel segno e in un fumetto o nell'altro doveva pur uscire.
Non bisogna sempre giustificare l'esistenza di certe scelte, l'importante che siano valide.
Un esempio sono i fumetti di Thomas Ott, racconta senza bisogno di regole prefissate.
L'errore è distinguere fumetto "commerciale" e il fumetto "colto"...l'artisticità non ha definizione e non può esistere senza artigianalità.
Non tutto può essere definito artistico e su questo siamo tutti daccordo, penso, ma in entrambi i modi di far fumetto si possono trovare delle eccezioni alla regola.
Il fumetto ha delle regole, me ricordiamo che le regole sono state create da altri essere umani e non da una forza sopranaturale per cui possono essere scardinate tranquillamente, purchè le scelte siano motivate.
Il bello delle regole è che si possono cambiare o scardinare per migliorare la qualità di ciò che siamo e facciamo.
Non pensavo che il proprietario potesse permettersi un avvocato...
Per Bruno Enna, io sono scenografo e a me succedeva invece di dover sentire:
-Cosa fai?-
_Faccio lo scenografo teatrale-
-ahhhhh, Quindi tu fai le sceneggiature per il teatro, bello-

Se qualcuno mi chiedesse delle sceneggiature potrei passarti il lavoro eh eh.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Per l'Avv. Valeria Stramazzi Boccegrandi:
le scrivo a nome del mio avvocato, che è svenuto dopo aver letto il suo secondo cognome. Volevo sottolineare il fatto che su questo blog le cazzate pullulano e che lei dovrebbe moderare il linguaggio evitando di dire che qui si toccano argomenti stimolanti. Altrimenti a me tocca cambiare avvocato a ogni post.

Per il Capitano:
arte/non arte... fumetto d'autore/fumetto popolare... a volte mi sembra di essere ancora negli anni '80... possibile che in Italia non si possa dire "A me Renato Zero fa cacare, ma ammetto che ha scritto delle belle canzoni", oppure "Francesco Guccini è il mio cantautore preferito... ma a volte ha scritto delle emerite stronzate"?
Si tratta di discorsi vecchi e un po' noiosi. Se tu parli con Toppi di arte a proposito dei suoi fumetti, lui storce il naso e ti invita a considerarli artigianato (magari di buon livello). E' un falso modesto? No, è un professionista che non perde il contatto con la realtà. Prova a dire la stessa cosa ad alcuni dei gggiovani auotodefinitesi autori di casa nostra. Sarai immediatamente iscritto nella lista nera degli incolti fruitori di Tex (e magari tacciato di tendenze fascistoidi).

PS. fammi capire una cosa: dunque se io dico in giro che faccio lo scenografo (teatrale) ho qualche possibilità di essere finalmente scambiato per sceneggiatore (di fumetti)?
Non so quale grandiosa legge universale regoli questa alchimia, ma sappi che tu hai risolto il dramma esistenziale mio e di tanti simpatici colleghi.

Capitan Ambù ha detto...

Toppi non può definirsi artista, nessuno può farlo, e tu lo sai bene.
E' la società che definisce un artista, e per quanto Toppi dica e voglia essere un artigiano (di buon livello)per la critica è un artista.
Oppure vogliamo negare che il fumetto possa essere arte?
Spero di no, e non parlo di ragazzini e nemmeno io sono un pazzo che và in giro a dire che fà arte, me ne guardo bene, ancora ragiono, anche se non sembra.
Ma Munoz, Breccia, Toppi,Pratt, Crepax, Battaglia, Mattotti, Moore, Miller, Moebius e tanti altri come li definiresti? Artigiani?
Il fumetto è Arte ed è artigianato, come in tutti i lavori che son contraddistinti da creatività esistono entrambe le "categorie".
Se si continua a dire che il fumetto non è arte, continueremo a riconoscere i grandi autori solo da morti, e anche in quel caso avremo difficcoltà a definirli artisti.
Definire un autore di fumetti artista è perdere il contatto con la realtà?
Tu i geroglifici egiziani li puoi definire artigianato o arte,ma stà di fatto che la società li ritiene opere d'arte.
Io non capisco perchè si ha paura di constatare che certi autori sono a tutti gli effetti degli artisti...
Come se l'arte fosse solo pittorica o scultorea.
Artigiani, artigiani, faremo tutti la fine di Geppetto...Come Ausonia, che è artigiano perchè ha fatto Pinocchio...eh eh

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Lo dici a me che Toppi è un artista?
Facciamo un gioco: quanti tra i nomi che hai citato, prima di diventare "artisti", si sono fatti le ossa andando a bottega dal signor "fumetto popolare"?

E poi, così, a titolo di curiosità. Dante Gabriele Rossetti e tutta l'Arts & Crafts, l'intera Bauhaus... ci sono state frotte di artisti veri che si definivano orgogliosamente "artigiani". Io oggi preferisco questo termine perché, mentre l'artista contemporaneo è tale soprattutto perché lo decide un sistema ("il sistema dell'arte", appunto: una lobby), l'artigiano è un buon artigiano solo se il suo lavoro è ben fatto. Chi lo decide se è ben fatto? I suoi fruitori.
Il tuo idraulico ti aggiusta un tubo? Se lo ha fatto bene, tu (persona normale... vabbè, con quel difettuccio di aver letto Zagor, ogni tanto) lo richiamerai quando ne avrai bisogno.
All'autorista invece gli sta proprio sulle balle che uno gli abbia aggiustato il tubo in modo così canonico e privo di fantasia. E non importa che quel tubo adesso funzioni. Piuttosto, lui preferirebbe che non funzionasse ma che avesse - chessò - più brio nel perdere acqua, o che facesse degli zampilli in maniera più "alternativa", o che il tubo si squarciasse perdendo acqua blu cobalto (il tutto mentre gli si allaga allegramente la casa).
E torniamo a bomba su quello che ha scritto smoky, che è poi il centro della questione: se sei un pittore, puoi anche dipingere una sedia con tre gambe. Se sei un fumettista deve averne quattro, altrimenti stai barando. Dato che, come dice giustamente Michele Medda, il fumetto è una delle poche professioni in cui non puoi barare, chi soffre per il fatto di dover disegnare una gamba in più, si inventa che il suo è un fumetto d'autore e così risolve il problema alla radice. E può riprendere a sputare sul fumetto seriale/industriale/popolare/ecc.
Sul professionismo e la professionalità, insomma (tanto a lui che gli frega, mica è un professionista).

Capitan Ambù ha detto...

La definizione di cosa è arte non è mai stata semplice però esiste, l'ho studiata in passato ed è come la sintassi per la letteratura.
Per quanto tu, Fabrizio, la possa definire artigianato a malincuore ti devo dire che stai parlando d'arte.
E in questa frase ammetti l'esistenza dell'artista

-E poi, così, a titolo di curiosità. Dante Gabriele Rossetti e tutta l'Arts & Crafts, l'intera Bauhaus... ci sono state frotte di artisti veri che si definivano orgogliosamente "artigiani".-

Certo che un artista è un artigiano che fà bene il suo lavoro ma è la società a definirlo tale e non una lobby.
Il concetto di arte è stato studiato esistono delle teorie ormai accettate, basti pensare secoli or sono al Vasari.
La sedia a tre gambe, perchè no? Se dietro a quella sedie c'è un concetto o una scelta motivata non capisco perchè non la si possa fare.
Non si stà parlando di ragazzini colti da delirio di onnipotenza ma di un concetto di arte del fumetto.
Se diciamo che il fumetto ha dei canoni prestabiliti che non si possono modificare stiamo dicendo una davanata galattica, perchè se studiamo la storia del fumetto mi sembra che i percorsi artistici ci siano.
Il fumetto è una forma d'arte e come tale presenta i suoi artisti.
L'idraulico uno lo cerca bravo, ma il design del bagno lo scegli in base ai tuoi canoni estetici.
Io non mi stò inventando nulla, l'arte è una materia che si studia.
Quando Umberto Eco nel suo Apocalittici e Integrati parla del fumetto come forma di comunicazione non lo fà con leggerezza o superficialità, ma analizza un linguaggio artistico.
Il concetto della sedia mi sembra alquanto riduttivo. Medda parla di artigiani non capaci di fare il loro lavoro che nascondono i propri errori in una parvenza di artisticità, ma nel momento che un autore effettua consapevolmente di fare una sedia a tre gambe e ne motiva la scelta fà sempre fumetto e non un cattivo o pessimo fumetto, ma solo un fumetto.
Se poi quella sedia crea una svolta nel modo di fare fumetto, e tutti son consapevoli dell'importanza che ha nel rinnovo di questo linguaggio, non può che essere definita arte.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Allora, "facciamo a capirci".
Non ho mai detto che il fumetto non possa essere arte. Tanto per fare lo sborone, su questo argomento ho tenuto due seminari all'università di Cagliari. Qui però si parlava d'altro, e cioè: ha senso guardare il fumetto popolare dall'alto in basso? E aggiungo (così ci infilo la parola arte e sei più contento): in certi casi non ha forse un coefficiente artistico più alto Dylan Dog (che non ambisce a essere arte) rispetto a decine di graphic novel che ambiscono a essere "l'arte" nel fumetto?
Visto che citi Eco, proprio lui questa riflessione su DYD l'aveva già fatta anni orsono.
Tutto qui. Contestualizzando, decontestualizzando, storicizzando, tutto può essere arte. Anche la sedia con tre, due, una gamba.
Ma mentre è la Storia a dirci che Duchamp con i suoi orinatori era un genio e un artista, sino a quando l'autore e la sua opera non sono valutati nella loro precisa collocazione storica e sociale, sarà sempre e comunque una lobby ad attribuire loro la patente di artisticità.
Per intenderci: la lobby, in questo caso, è il sistema costituito dal critico, il gallerista / finanziatore, il giornalista / divulgatore. Se questa lobby funziona bene, non importa il reale spessore dell'"artista" bensì l'efficacia della lobby che lo sostiene. Per questo ci sono e ci sono stati nel passato tanti presunti artisti che non hanno retto al giudizio del tempo (e, a tal proposito, anche il Vasari qualche cantonata l'ha presa).
Per questo, provocatoriamente, all'"artista contemporaneo" preferisco chi si definisce artigiano e lascia che sia il tempo a decidere se è stato "anche" un artista: trovo che vi sia una differenza di serietà, sincerità, "assunzione di responsabilità" e anche di generosità. L'artigiano infatti mette a disposizione di una fruizione ampia le sue abilità, la sua professionalità. L'"artista" spesso si bea di essere autoreferenziale e fa della sua cripticità uno scudo pretestuoso. Tutto il Concettuale si è mosso lungo questo crinale e i suoi epigoni oggi ci stanno presentando il conto di questa grande menzogna.
Non è un caso che la pittura contemporanea stia cercando nuovamente la sua ragion d'essere in un classicismo rivisitato, nella pittura pura, nelle basi, in una parola nell'"artigianato".

PS. mio cugggino si è fatto fare un bagno fighissimo da un noto designer. E' veramente bello (il bagno, non il designer): peccato che quando scende l'acqua nel lavabo poi, immancabilmente, il flusso prenda una parabola che - scientificamente e magnificamente - fa inondare l'intera toilette.

Sergio Algozzino ha detto...

non solo, c'è un'altra cosa che mi sta a cuore...
noi pontifichiamo che un fumetto o un disegnatore diventi arte o artista coi parametri della pittura.
ma io non credo sia affatto giusto.
faccio un esempio:l'architettura.
aprendo i libri di storia dell'arte, gli artisti dell'architettura non hanno i parametri di giudizio dei pittori, tutte le chiese e i palazzi, anche moderni (fino a un certo punto) hanno comunque lo scopo di essere ABITATI o VISITATI. non possono perdere questo scopo. quindi, se io sono un architetto, e invento dei movimenti roboanti e geniali di tetto e pavimento, se poi una persona non ci può stare dentro, beh, allora ho fatto una cazzata, potrà essere considerata un altro tipo di arte, ma NON architettura.
e l'architettura E' arte, mica cazzi.
e allora.
perchè il fumetto abitualmente e concettualmente diventa automaticamente arte quando perde coscienza di sè stesso? perchè il fumetto più "artistico (in media)" è quello che vende di meno?
e allora, vediamo un pò di riflettere su questo.
e scopriremo che tex, per i parametri che i fumetti dovrebbero avere, è un gran bel pezzo d'arte, dato lo scopo che il fumetto dovrebbe avere, cioè arrivare nel miglior modo possibile al pubblico, sfruttando tutti i suoi limiti e tutte le sue regole.
e anche i manga sono arte.
e forse, così mi ammazzate del tutto, alcuni fumetti considerati artistici fino ad ora non lo sono poi tanto.
togliamoci di dosso i debiti che abbiamo con la pittura, per favore, sono 100 anni che ormai il fumetto cerca una sua indipendenza...
mi sa che ci scrivo qualcosa sul blog...

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Forse è superfluo (sulla base di quanto ho scritto finora), ma lo dico lo stesso: sottoscrivo il commento di Foolys e rilancio quello che in realtà aveva accennato anche smoky in un suo intervento.
Dagli anni '60 il rapporto tra pittura e fumetto si è ribaltato. Se prima era il fumetto a citare l'"arte", da Warhol e, in misura ancora più clamorosa, Lichtenstein, è stata l'"arte" a citare il fumetto.
A citarne, oltretutto, non il segno ma quelle convenzioni e quegli stereotipi che sono la base del fumetto popolare: le onomatopee, i balloon, le vignette, i retini, nonché le icone come Dick Tracy, Mickey Mouse, i supereroi.

Sergio Algozzino ha detto...

ho elaborato e postato davvero sul mio blog....

Capitan Ambù ha detto...

Ho l'impressione che in maniera diversa stiamo dicendo tutti la stessa cosa. Secondo me Internet è contaminata da una forma di magia nera per cui chi scrive non viene mai capito e viceversa.
Le lobby artistiche esistono e son formate da critici e gallerie, dove c'è un forte interesse economico. Questo fà capire che il fumetto non entra in questo contesto, perchè mai esistita arte più povera del fumetto stesso.
E il fatto di essere al di fuori di questo meccanismo di lucro artistico, lo pone di fronte ad una fruizione più libera della sua reale artisticità.
Daccordo con te sulla storicità, per cui mi piace dire che Pratt è un artista visto che ormai non può dirmi che è un artigiano.
Riguardo a Toppi vorrei porre rimedio e dirglielo ora anche se lui negherà.
E poi se qualcuno dice che non lo è a me non me ne può fregar di meno eheh perchè per i miei parametri, nella mia personale enciclopedia del fumetto edita dalla Ambu con sede nel cervello e distribuita dalla bocca Toppi è e sarà sempre un artista, e Fabrizio sò che la pensi come me.
E per rimanere in tema son daccordo anche quando dici che l'autore deve dedicarsi a fare il meglio nel proprio lavoro se è un artista verrà riconosciuto quand'è il momento, in caso contrario sarà un buon artigiano che è forse più raro oggigiorno dell'artista stesso.
Riguardo i parametri per definire l'artista è logico che cambino in base al tipo di campo, valutare un regista è diverso da valutare un architetto e così via.
Ma se in ogni campo creativo ci sono gli artisti è giusto che vengano riconosciuti anche nel fumetto. La critica che è di solito quella che dà delle definisce gli artisti nel fumetto, per quanto ci siano dei professionisti seri che la fanno è ancora vista con riluttanza, se poi ci mettiamo anche che molti si possono improvvisare crittici fummetistici bhè possiamo trarne da soli le conclusioni.
E infine io non calcolo proprio chi si autodefinisce artista, no rientrano nel mio discorso sul fumetto come arte, forse è per quello che non riesco a farmi capire.
Se esce l'acqua dal bagno è di sicuro colpa di chi l'ha montato o realizzato non del design.
Aperitivo almeno quando ci vediamo ci capiamo...

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Se esce l'acqua dal bagno è di sicuro colpa di chi l'ha montato o realizzato non del design

Uhm, ti farei parlare con mio cugggino...

Sergio Algozzino ha detto...

cmq questa è la diatriba meno diatriba che sia esisitita al mondo. se leggiamo tutti i commenti di fila ne esce fuori un unico discorso organico che è davvero bello :D

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Grazie, Foolys, troppo buono. Diciamolo chiaramente: l'intervento del mio avvocato, il dottor Sbottazzoni e, soprattutto, quello della dottoressa Stramazzi Boccegrandi, hanno fatto impennare il livello della discussione.

Ketty Formaggio ha detto...

Amico, mi spiace ora non ho tempo di leggere tutti i commenti, ma ti quoto tanto tantissimo per quello che hai scritto nel tuo post.
Baci!
ketty

Anonimo ha detto...

Anche io non ho letto nulla di tutto ciò che scrivi sul post o su tutto il resto, ma ti quoto comunque perchè non ho di meglio da fare.
La colpa allora non è ne dell'idraulico e del design è tuo cuggino che si becca le sole.

Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn.
( tanto sai chi sono vero...!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Ciao Ketty,
grazie :-)

Ciao Sergej,
certo che ti conosco, sei il regista della Corazzata Potëmkin e del Secondo tragico Fantozzi, o non mi avrai preso per un ignorante?

Anonimo ha detto...

Sì, stiamo tutti dicendo la stessa cosa. A quanto pare, persino quelli che non hanno letto i post sono d'accordo. Mi piacerebbe parlare di tutto questo davanti a un caffé. Sarebbe bello stare fino a tardi e guardarsi negli occhi, magari leggendo passi interi dell'Argan, ma il tempo è tiranno e la mia avvenente avvocatessa mi ha proibito di continuare a scrivere cose stimolanti. Il fumetto commerciale mi reclama e quello artistico mi snobba. Dico solo a Capitan Ambu che anch'io sono diplomato in scenografia e che non riesco a liberarmi da questa confusiva maledizione tra scenografia e sceneggiatura (sono scenografo persino sulla carta d'identità, poiché l'impiegato comunale che mi ha registrato era un fan delle commedie dialettali scritte da mio zio e... ma questa è un'altra storia) e concludo dicendo a Fabrizio che ogni volta che vedo la
Boccegrandi m'impenno anch'io, proprio come questa discussione.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Il topos dell'impennamento mi sembra la conclusione più coerente e gloriosa per una discussione che prendeva spunto dalle dimensioni del mio portafoglio.

Sergio Algozzino ha detto...

anche io sono diplomato in scenografia :O

Anonimo ha detto...

Cos... come? Ma allora è vero che c'è una relazione di qualche tipo tra scenografia e fumetto (quella tra scenografia e sceneggiatura è fin troppo abusata). Io glielo dicevo alla mia Mamma che stavo facendo gli studi giusti, ma lei continuava a menarmi...

Capitan Ambù ha detto...

sarà soltanto perchè i scenografi son messi peggio dei fumettisti...si è proprio così sigh! Non c'è fine alle disgrazie eh eh

Sergio Algozzino ha detto...

ma bruno allora tu disegni! scusa l'ignoranza, ma non lo sapevo! avanti, voglio vedere qualcosa!!!

Anonimo ha detto...

Cosa non si scrive per avere 42 post!!
AHAHAHAHAHAHAAHAH!
Lukkus

Anonimo ha detto...

E comunque al LoBianco non va giù il fumetto d'autore perchè vi si fa un largo uso di Sassofono!!E c'è poi da dire che i fumetti commerciali li fanno col PC e quelli d'autore col MAC, che come si sa,è più caro e si fa fatica a trovare i programmi craccati!
Ci si vede all'idroscalo...o al poetto, chissà?
Lukkus

Anonimo ha detto...

Per foolys: Eeeh, disegnavo. E a detta dei parenti (quelli sì che fanno testo) ero anche bravino. Ho frequentato la Scuola del Fumetto di Milano come disegnatore, ma ne sono uscito sceneggiatore. Ho anche lavorato come illustratore per la Elemond e fatto lo sceneografo/costumista per una compagnia teatrale per ragazzi. Comunque se riesco a trovare qualcosa te la spedisco, così mi dai un parere professionale.
Per Capitan Ambu: in effetti gli scenografi sono messi peggio degli sceneggiatori. Sai che ti dico? Perché non provi a sceneggiare?
Per Fabrizio: scusa, ma non posso sempre parlare delle tette del mio avvocato (anche se lo ritengo un valido argomento).

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Per Lukkus: ci hai troppa ragione, anche se i post sono 45. Io farei una legge per abolire i sassofoni dal fumetto.

Per Bruno: allora mettiamoci d'accordo: quando calano le visite al blog, tu tiri fuori (dal cilindro) quell'argomento. Poi ti passo una percentuale sui proventi sugli annunci pubblicitari Google (non sono male, eh: in 6 mesi ho fatto circa 3 dollari. Si divide 50 e 50, ovvio).

Capitan Ambù ha detto...

sceneggiare? non sono ancora impazzito del tutto ahahahaha, a quel punto mi iscrivo di nuovo all'universita e mi laureo in odontoiatria, allora si che guadagno più di tutti gli apparteneti a questo blog ah ah

Anonimo ha detto...

Scusatemi per l'intrusione nell'argomento, ma leggendo il post mi e' venuta in mente una cosa: giorni fa ho letto della scomparsa di Giovanni Boselli Sforza.
Ho passato la mia infanzia a leggere "Dodo e Cocco" e "Bellocchio e Leccamuffo" su Il Giornalino e apprendere della scomparsa di Boselli mi ha rattristato.
Ma mi rattrista ancora di piu' che, su internet, non c'e' quasi mai una riga su tantissimi artigiani (anche io preferisco definirli cosi') del fumetto, mentre si sprecano le iperboli, le esaltazioni e gli elogi verso tanti "autori" che magari non hanno fatto per mezzo secolo il loro lavoro, dignitosamente e con grande rispetto per il lettore.
Magari c'entra poco, ma la mia impressione e' questa: chi fa fumetti senza velleita' "artistiche" di nessun tipo, alla fine non viene considerato come invece meriterebbe, fosse solo per la professionalita' e la grande dedizione per il proprio lavoro.
Un saluto a Fabrizio e a tutti i lettori del blog,
r--

[emo] ha detto...

appena ho un attimo di tempo leggo tutto con attenzione e, se mi viene qualcosa di intelligente da dire (cosa di cui dubito fortemente), lo farò subito.

Intanto mi inserisco un attimo fra Bruno e Sergio: Sergio, se vuoi vedere qualcosa di Bruno, posso - dietro lauto compenso - inviarti degli scan ad alta risoluzione :)
Se, invece, il padrone di casa Fabrilio non si scoccia, potrei linkare qua una storia di Bruno che abbiamo fatto insieme una vita fa.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Per Remo:
hai citato un esempio di professionista oscuro, nel senso che mai lo troverai citato nei siti trendy o nelle riviste "cool". Già il nome della serie, "Bellocchio e Leccamuffo"... ma vuoi mettere con un bel "Scarnificami ora che son vivo" dell'autore super-mega-duper-underground Miskatza Lavigna?! Quello sì che è fumetto che merita di essere citato e recensito, mica "Dodo & Cocco".
Ci vorrebbero più "Fumetto" dell'ANAFI e meno "XL" di Repubblica per dare ad autori come Boselli Sforza il giusto riconoscimento.
Comunque constato sempre con piacere di non essere l'unico a essere cresciuto a pane e Giornalino :-)

Per Emo:
linka, linka pure senza pietà.

[emo] ha detto...

detto e fatto :)

Anonimo ha detto...

Ecco, adesso sono stato linkato (che in questo caso più o meno corrisponde a essere -perdonate il gioco- linciato, ma va bene così), Grazie Emo, sei un amico.
Mi inserisco poi nella questione Bellocchio e Leccamuffo sollevata da Remo: Boselli Sforza era un maestro e i suoi personaggi hanno contribuito alla mia (anzi, alla nostra) formazione. Un traguardo che pochi autori possono dire di aver raggiunto.
Per quanto riguarda la faccenda degli autori dimenticati da internet... direi che, a meno di inventare personaggi universali come Asterix o Topolino, è inevitabile per tutti (ma proprio tutti, anche quelli che vanno di "moda" adesso) finire prima o poi nel tritacarne del tempo. Facendo della filosofia spicciola, potrei dire che persino internet è di passaggio, come tutti noi. Per quanto mi riguarda credo sia inutile star lì a sperare di lasciare un segno, soprattutto se virtuale.

Anonimo ha detto...

Ecco, ci sono cascato di nuovo. E dire che l'avvocatessa mi aveva avvertito. Scusate, ma vado a lavorare...

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Tsk, come se fare fumetti fosse un lavoro! Reazionario!

Capitan Ambù ha detto...

Daccordo con Bruno Enna, e mi spiace, per più Anafi e meno XL io li seguo entrambi e mi piacciono in egual misura, almeno ho una visione totale del fumetto.
Chiamiamoli operai della carta stampata è molto più nazional popolare (ecco il mio solito tono polemico, cuccia!!).
A parte gli scherzi, qualcuno di voi conosce i nomi dei pittori paesaggisti del 600? Forse i più importanti segnalati nei libri di storia dell'arte ma gli altri quelli cosiderati più irrilevanti dal punto di vista artistico?
E' normale, forse ingiusto, ma purtroppo è così, se si vuole essere artigiani poi non ci si deve lamentare se non si viene ricordati, in fondo l'artigiano non è alla ricerca di storicità artistica giusto?

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Fabià, a volte dubito che tu legga bene i commenti altrui.
Provo a riassumere:

a) certo, ben venga anche "XL", ma non ti viene il dubbio che l'oggetto del contendere fosse altro? No? Pazienza (ecco, tanto per stare in tema)...

b) i paesaggisti del '600? Se li ricordano gli studiosi di storia dell'arte. Quanti "studiosi" (o autori) di fumetto invece sanno chi era Boselli Sforza (senza guardare su Wikipedia o affini, intendo)?

c) il tema arte/non arte (ed è l'ultima volta che lo ripeto perché a qualcuno gli si saranno frantumati gli zebedei a furia di leggerlo) è una palla della quale non ha nessun senso parlare (a meno che uno non abbia tempo da buttare). Qui ci si confronta su questo tema specifico: "sarà ora di finirla di considerare il fumetto seriale o commerciale come un prodotto intellettuale di serie B?"

d) a me (così come, credo, ad altri che si guadagnano da vivere con il fumetto) piacerebbe un domani essere ricordato come uno che faceva bene il proprio lavoro. Se poi all'anagrafe non sanno che cosa fa "lo sceneggiatore" non è colpa di chi considera il fumetto a artigianato; né sarà merito di chi lo considera arte se un giorno la smetteranno di chiedermi se mi diverto a "disegnare" i fumetti. Sicuramente sarebbe un passo avanti per tutta la "categoria" smetterla di trattare come prodotti di scarso rilievo quelli che rispondono a logiche di produzione "industriale".

e) concludo citando per l'ennesima volta Toppi, il quale CERTO che vuole che le sue opere siano apprezzate, ma quando le realizza non pensa mai "Porca miseria, adesso mi tocca disegnare Carlo Magno per Il Giornalino... e io che volevo fare un bel fumetto d'autore, mannaggia!". Da PROFESSIONISTA dà il meglio di sé anche su quel tipo di commissione.

E concludo con un indovinello, così vediamo se hai letto il commento sino alla fine: chi ha detto questa frase?

Io credo che noi abbiamo un privilegio che pochi hanno: siamo pagati per fare un mestiere che ci piace"

Si vince una foto dell'avvocatessa Boccegrandi in bikini.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Ehr...
Dall'indovinello escludiamo subito Rocco Siffredi, Francesco Totti e DJ Francesco.
Diciamo che appartiene al mondo del fumetto.

smoky man ha detto...

Acc... e io scaltro stavo per dire subito "Rocco" ;)

Cosa non si farebbe per un poster dell'avocatessa Boccegrandi in bikini? ;)

smok!

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Come premio di consolazione abbiamo un 6x3 dell'avvocato Sbottazzoni in tanga, se ti interessa.

Capitan Ambù ha detto...

Gira e rigira, si cerca una storicità d'artista volendo essere un artigiano.
Tu conosci Ambu Attilio?
Era mio nonno un artigiano, a parte me e parenti nessuno lo conosce, era bravo nel suo mestiere? Si.
Era un artista? No.
Tutti sanno che tu sei un professionista serio e che fai bene il tuo lavoro, perchè vuoi essere ricordato?
Chi studia e conosce la storia dell'arte non ha conoscenze di tutti i pittori minori, quelli dei paesini che dipingevano pale d'altare nelle chiese di Buddusò.
La realtà è che tutti aspirano ad entrare nella menoria storica.
Per me il fumetto seriale può diventare arte e quindi conquistare una sua rilevanza storica e culturale, ma di certo non si può imporre che Boselli Sforza possa essere conosciuto dalla massa, e da chi il giornalino non lo ha mai letto.Il fatto di parlarne in questo spazio dà il modo di conoscerlo e magari rivalutare il suo operato.
Toppi che tu ben conosci ha disegnato di tutto, può cambiare il supporto la tecnica la sceneggiatura, ma il suo modo di raccontare, la sua fantasia, il suo modo di comunicare con le immagini appartiene solo a lui, è un universo infinito.
Sei tu che hai scritto un libro su Sergio Toppi, ora puoi scriverne uno su Boselli Sforza.
Tu consideri il prodotto seriale e commerciale di serie B?
Io personalmente trovo che questo sia un discorso inutile.
Era più logico farlo negli anni 70, ma oggi mi sembra che ci sia molto meno pregiudizio da parte della società nei confronti del fumetto commerciale, capire poi quale è visto che ormai non paga più nessuno ehehehe.
Ho paura che questo tipo di problematiche scaturisca dai professionisti stessi.
Invece ritengo che il discorso arte non arte non voglia essere affrontato, e ne parleremo di persona sul perchè, nel blog parlammo e non ci capimmo.
La frase di sicuro è di altri tempi, perchè è vero che facciamo un mestiere che ci piace, ma poi ci vuole il punto ehehehe.
Son sardo e me ne vanto testardo come un mulo eh eh

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Tu consideri il prodotto seriale e commerciale di serie B?
Io personalmente trovo che questo sia un discorso inutile.


Caro Fabiano,
ti comunico che mi arrendo per manifesta inferiorità (la mia, eh?! Non mi fraintendere!). Non ce la faccio. Se dopo un post e 852 commenti tu vieni fuori con una frase del genere io alzo bandiera bianca e mi dedico all'ippica, all'epica, al tornio e alla pressa. Qualsiasi altra cosa, ma mi arrendo.
E' stato bello.

PS 1. essere sardi può essere un vanto. Che lo possa essere la testardaggine (fine a se stessa) è opinabile. Buone testate.

PS 2. quando ci rivediamo di persona parliamo dei capibara e dei loro riti di corteggiamento nella stagione dell'amore.
Se ti azzardi ad affrontare l'argomento arte/fumetto, esco dal pub invocando l'intervento della forza pubblica.

Capitan Ambù ha detto...

Hai frainteso, o per meglio dire mi son spiegato male io.
Intendevo dire che ne io ne te, e nemmeno tanti altri considerano il fumetto seriale un linguaggio di serie B.
Allo stesso tempo non son daccordo nel cosiderare il fumetto seriale come un passaggio per arrivare ad un fumetto autoriale.
Trovo che siano, sia l'autoriale, sia il seriale, due modi di comunicare con il fumetto.
L'autorialità ha in più di poter permettere una maggiore libertà di espressione dell'individuo.
La serialità è un lavoro di equipe, che se è fatto bene, e non solo stilisticamente, acquista un'importanza culturale di tutto rispetto.
Ho riletto il tuo post sul blog, e forse ho capito perchè non comprendo questo tuo punto di vista, il fatto è che sicuramente parti da qualche discorso letto o sentito da parte di autori o critici nei confronti del prodotto seriale.
Io non conoscendo il discorso di partenza non ho questa sensazione di denigrazione verso l'autore che lavora nel fumetto seriale.
E' l'idea del passaggio che forse io non accetto, più che altro perchè non tutti devono seguire per forza la strada della serialità per arrivare all'autorialità o viceversa.
E' anche vero che non vedremo mai Gipi disegnare un Texone, magari non può fregargnene di meno e di sicuro Bonelli se ne guarda bene dal farglielo fare visto che il suo segno non è proprio bonelliano.
Tutti noi abbiamo dei modi diversi di ricerca e di percorso, se qualche autore denigra il fumetto seriale è perchè ha una forte lacuna culturale (per non dire che è ignorante).
Certo io non leggo quotidianamente Winx o Lys o Angel's Friend perchè aimè non ho più l'eta ma giudico questi fumetti di un'importanza vitale per il media fumetto, perchè sono attuali e comunicano con un panorama fino ad oggi inesplorato, un pubblico di adolescenti e femminile.
Certo che se avessi un figlio o una figlia probabilmente a casa mia ci sarebbero di sicuro.
Io sarò testardo ma tu mica scherzi...
A pub parliamo sulla possibilità di acquistare casa a Milano...
SILENZIO AH AH

Claudia ha detto...

Ho letto questo post qualche giorno fa e avevo elaborato una risposta ora che la vado a postare ho trovato 54 commenti successivi a quelli che avevo letto.
Considerato che tutti non ce la farò a leggerli ma posso vantare la lettura di 24 di essi ( in ordine sparso) vado a dare il mio contributo. E' una discussione che può divenire immensa le teorie si possono sbizzarrire e ogni opinione può offrire altri punti di vista insomma è una di quelle discussioni in cui non c'è una tesi giusta ma solo tante divertenti chiacchiere.
Butto solo due spunti:
-Io vedo più che altro come solo un mercato florido di prodotti popolari può dar modo a una casa editrice di gettarsi nella produzione di volumi autoriali.
- Basta con la santificazione dell'autore-artista completo. Ci si può divertire un sacco senza esserlo.Insomma non tutti sono chiavati per fare gli "autoroni" Prima di sognare di fare l'artistone bisognerebbe capire anche che messaggi si hanno da dire, se non si hanno concetti "alti" da esprimere si può vivere benissimo ugualmente divertendosi e facendo divertire tante persone.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Ciao Claudia,
grazie per il commento.
A proposito del tuo secondo punto, riporto qui una riflessione che ha fatto un visitatore del sito di Capitan Ambù e che mi sembra molto interessante e in linea con quanto dici tu.

L'arte, secondo me, semplicemente accade. Accade ogni tanto, non e' programmabile, e accade quando a un enorme bagaglio tecnico si accompagna quel qualcosa in più che rende speciale quell'opera. Qualcuno ci riesce una volta nella vita, qualcuno più spesso, qualcuno mai.

Ciao!


PS. Ho deciso: Non tutti sono chiavati per fare gli "autoroni" diventerà la mia frase d'elezione sotto la firma.

Silvio ha detto...

Banda di abbruttiti...! Ma siete pazzi? Lo sapete che ne hanno arrestati e gettati a marcire nelle patrie galere per molto meno? Fabrizio, faresti meglio a cancellare tutto, casomai si pensasse che in Italia c'� ancora qualcuno che pensa e ragiona sulle cose, siano esse anche solo il fumetto.
E ora devo andare, ho la trasmissione della De Filippi che sta iniziando.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Ustia! Corro anch'io! Prima la De Filippi, poi cancello tutti i post. Ci sono delle priorità nella vita.

Capitan Ambù ha detto...

Basta mi arrendo anche io, ho studiato per anni sul concetto di arte, hanno scritto tanto di libri che stupidamente ho letto, ho chiaccherato con numerosi "artigiani" di vari settori detti erroneamente artistici.
Ora scopro che basta un enorme bagalio tecnico ed inciampare su un lampadina ...e...Puff Idea=artista.
chi mi spiega cosa significa bagaglio tecnico?
Si continua a confondere l'artigiano con l'artista, io conosco la differenza perchè l'ho studiata per anni, e questo mi basta.
Il percorso è libero, non è detto che debba conoscere a perfezione l'anatomia per fare un fumetto da artista, diverso se voglio fare l'artigiano.
Scusate il mio modo di esprimermi, ma ci sono persone che lottano per essere stimati come artigiani ma ce ne sono altri che lottano per essere degli artisti.
Perchè come l'artigiano è un mestiere anche l'artista lo è.
Il discorso della tecnica è finito con Duchamp, e nel 2007 ancora se ne parla, questa è una notevole lacuna.
Scusate ancora lo sò che il discorso era un altro, fumetto d'autore e fumetto seriale, ma non riesco a non rispondere.
Ho un amico, tra l'altro sardo che lavora a Parigi per riuscire a fare l'artista, studia conosce l'arte moderna e sperimenta tecniche diverse fà i suoi percorsi che non son fatti di bella pittura, non sà riprodurre un quadro di Raffaello, ma vi assicuro che ha le potenzialità per fare il mestiere dell'artista.

Anonimo ha detto...

Ecco, per colpa sua il mio paziente ha avuto un'orchite e non può uscire dalla sua camera da letto (è che proprio non passa attraverso gli stipiti della porta, se ne rende conto?) e ora tocca a me scriverle due righe.
Le presenterò la parcella, ne può stare certo. Dunque, cominciamo:

Si continua a confondere l'artigiano con l'artista, io conosco la differenza perchè l'ho studiata per anni, e questo mi basta.

Bravo. A Krapula abbiamo un intero reparto dedicato a quelli come lei. Solitamente li curiamo dicendo loro sempre "Sì".
Quindi: sì.

Ci sono persone che lottano per essere stimati come artigiani ma ce ne sono altri che lottano per essere degli artisti.

Invece il reparto "paladini dei più deboli" è in fondo a destra, affianco agli "strenui difensori della libertà".

Il discorso della tecnica è finito con Duchamp, e nel 2007 ancora se ne parla, questa è una notevole lacuna.

Qui le faccio rispondere dall'esimio professore Plinio Moholy-Nagy (accademico della Crusca e del Miglio nonché teorico del Farro e pluricandidato al Premio Nobel per la cultura): "Balle".

Scusate ancora lo sò che il discorso era un altro, fumetto d'autore e fumetto seriale, ma non riesco a non rispondere.

Si figuri! Sempre in fondo a destra.
In generale le posso dire che ritenere superfluo avere un bagaglio culturale, secondario saper fare le cose, inutile ascoltare gli altri è molto in linea con l'andazzo generale di Krapula e che lì troverà un sacco di amici pronti a sostenere queste idee.

Cordiali saluti,
Dott. Ermes Stracastracani
Primo firmatario per l'abolizione della Legge Basaglia

Capitan Ambù ha detto...

Mi ha convinto...
Non si preoccupi per l'orchite, ci passa tranquillamente al massimo ora sono giuste eh eh.
La terra è piatta, gli asini volano, gli artisti non esistono e gli artigiani hanno diritto ad una enciclopedia tutta loro in cui trovare Geppetto accanto a Van Gogh, tanto sono uguali, e i deboli devono soccombere quei maledetti...per quanto riguarda dire sempre si è ben accetto anche lei e il suo esimio cliente nello stesso reparto.
Riguardo il discorso di Duchamp, le balle son dovute all'orchite e capisco.
Riguardo la parcella io sono uno dei deboli la chieda a chi mi difende, oh è vero non c'è nessuno che lo fà ahahahahaha
Ti sei divertito quando hai scritto il post vero eheheh...anche io ehehehe

Anonimo ha detto...

Mi creda, l'orchite è il minore dei problemi.
La cosa grave è che quello lì continua a perdere tempo rispondendole anziché lavorare (alla faccia della professionalità).

Ri-cordiali saluti,
Dott. Ermes Stracastracani

Matta ha detto...

Et voilà! 70esimo commento senza avere avuto il tempo di leggere gli altri 69! Mi riprometto di farlo nel weekend. Per ora, sarà l'estate, sarà il lavoro con cui mi cuocio il cervello davanti il mac, ma proprio non riesco a bazzicare nei blog.
Saprà dirti la mia prestissimo.
ciao a tutti!

Davide Barzi ha detto...

Fabrizio, hai stanato il brunoenna nazionale e tutti ti dobbiamo un ringraziamento!

E soprattutto vedo finalmente due persone che parlano di Giovanni Sforza Boselli! Perlamiseria, mica se n'è andato uno qualsiasi! Spero perdonerete l'autopromozione, ma trovate un lungo (santitissimo) ricordo dell'autore qui: http://davidebarzi.blogspot.com/2007/07/giovanni-sforza-boselli.html

Baci&abbracci

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Grazie Davide, hai fatto bene a segnalarlo. Articolo bellissimo.

Anonimo ha detto...

Letto anch'io. Consiglio a tutti di leggerlo. Per conoscere e poi per riflettere.