
Venerdì sono rimasto a casa con la febbre e mi sono goduto dalla finestra della mia camera questo spettacolo favoloso. Quasi mezzo metro di coltre bianca a Milano! Dicono che non capitasse da circa vent'anni. Oggi purtroppo è già quasi tutta squagliata.
Ogni volta che dico che a me Milano sotto la neve piace, i miei amici milanesi mi guardano come un povero bambino deficiente.
Tra gli altri regali che la neve mi ha fatto, ce n'è uno speciale: l'influenza. Vabbe', un'influenzina così, tanto per gradire. Un po' di febbre, una tosse - quella sì - abominevole e un tanto sospirato giorno di malattia a casa, sotto le coperte, a fissare 'sti fiocchi che scendono all'ingrosso.
Mi sono pure letto tutto Blankets di Craig Thompson in un paio d'ore. Che dire? Innanzi tutto che il caso ha voluto che leggessi sotto la neve un racconto ambientato in gran parte in uno scenario innevato. Ed è già questa un'esperienza particolare. E poi che ho riso, mi sono arrabbiato, ho pianto. L'ho chiuso e ho sentito il privilegio e la gioia di poter scegliere la scrittura e il fumetto per raccontare le mie verità, piccole e grandi che siano. Purché di verità si tratti.
Un giorno me l'hanno presentato, il grande Craig. Era a Lucca con un amico e collega del corso Disney, Alessandro Ferrari. Se avessi letto Blankets prima di quell'incontro così fugace, probabilmente gli avrei fatto due marroni così, al grande Craig, riempiendolo di elucubrazioni pseudo-critiche e complimenti. E invece meglio così. Mi tengo per me questo calore puro di un racconto stupendo, crudo e sincero.
Se un giorno capiterai su questo blog: "Grazie Craig" (e scusa se a Lucca non te l'ho detto!).
- Qualcuno di voi ha un'idea di che cosa faremo in Paradiso?
- Disegneremo.
- Oh, Craig? DISEGNARE? Per tutta l'eternità?
- È un posto perfetto, no? Non dovremmo fare quello che CI PIACE?
Craig Thompson, Blankets, Coconino Press 2005