
Lo ammetto, abuso anch'io dell'aggettivo
mitico ma cerco di farlo con ironia. E soprattutto lo riservo a esseri, entità, opere d'arte che davvero - insindacabilmente! - lo meritano. Un esempio l'ho citato nel post precedente (
Gli Aristocratici), altri li elenco qui di seguito e apro la lista a chi vuole contribuire:
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Bud Spencer: nonostante si sia pure candidato col partito del portatore nano di democrazia, non mi riesce di rinnegare la mia fede assoluta in lui e Terence Hill. Riguardo i loro film e non mi stanco mai. A volte arrivo a commuovermi.
Mitologia patologica.
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Lino Banfi ne
L'allenatore nel pallone e in
Fracchia la belva umana. L'apice della cialtroneria artistica.
Mitologia da quattro soldi.
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Totò in quasi tutti i suoi film. Lo so, siamo su un altro pianeta.
Mitologia pura.
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I soldatini Atlantic. Se da militare ho rifiutato di sparare lo devo al fatto che avevo già sparato troppo con loro quand'ero piccolo.
Mitologia antimilitarista.
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Benito Urgu: non è un semplice comico, è un poeta. Un altro per il quale arrivo a commuovermi (e la cosa mi preoccupa).
Mitologia lirica.
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Edwige Fenech: tutto il mio immaginario erotico si coagulava su questa divinità. E ancora adesso quando mi ci imbatto facendo zapping ho un tuffo al cuore.
Mitologia soliloquiale (per non essere più prosaico).
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Subbuteo: ovvero il più bel gioco che non ho mai potuto avere. Premesso che vengo da una famiglia nella quale il pane (e talvolta le rose) non sono mai mancate, certi giochi per me e mia sorella restavano relegati allo status di
giocattoli che possono avere i nostri cugini ricchi ma noi no! E il Subbuteo era uno di questi. Ricordo quel fantastico campo da gioco in tessuto verde sul quale scivolavano come su uno snowboard improbabili calciatori a forma di trottola: spettacolari, con i colori delle squadre di calcio riprodotte perfettamente (il Cagliari! Lo volevo il Cagliari, caspita quanto lo volevo, anche senza avere il resto del gioco!). Ce l'avevano i fratelli Deplano, quelli dell'appartamento sotto il nostro: io li guardavo giocare e ci morivo un po'. In particolare mi colpivano gli elementi superflui, come gli spalti con il pubblico.
Mitologia invidiosa.- i
Simpson. Ogni volta che inizia una puntata mi dico: "Vabbè, oggi non lo guardo, tanto è la stessa solfa" e invece dopo tre secondi mi ha già rapito, per l'ennesima volta.
Mitologia da dipendenza.
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Mafalda. Il mito per antonomasia. Sulle sue strisce ho imparato a leggere, riflettere ed essere ironico.
Mitologia da dipendenza.-
L'odore della carta dei fumetti degli anni Settanta. Credo li cospargessero di petrolio o cherosene in modo da renderli ancora più rancidi. Era un odore che ti inebriava e che annunciava l'inizio di uno dei divertimenti assoluti. I Fantastici Quattro avevano lo stesso odore degli Eterni, ma Topolino aveva un odore diverso e Alan Ford ne aveva un altro ancora.
Mitologia da olfatto.
Continua?