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25 maggio 2006

Marti Silente sul "Giornalino"

"Il Giornalino" di questa settimana dedica due pagine a Ferdinando Tacconi con un sentito ricordo a firma di Don Tommaso Mastrandrea e un estratto dal catalogo della mostra di Cagliari del 2003 con il contributo di Gino D'Antonio, grande amico di Nando nonché autore completo ai cui disegni Nando stesso guardò e si ispirò nel cammino che lo condusse a elaborare un proprio segno grafico personalissimo e inconfondibile.
L'omaggio a Tacconi prosegue con la ristampa di un episodio di Marti Silente (su testi di Ramello).


24 maggio 2006

Un ricordo di Nando su Comics Code

Emiliano Longobardi mi ha gentilmente chiesto di scrivere un ricordo di Ferdinando "Nando" Tacconi per Comics Code, un sito storico sul fumetto che con questo aggiornamento chiude la sua avventura sul web.
Per diversi giorni ho pensato e scritto, e poi cancellato e riscritto.
Tutto mi pareva inadeguato, e allora tanto valeva scrivere di getto, o quasi.
Alla fine è scaturito un flusso di ricordi che ho intitolato Con Ferdinando Tacconi.

Barbucci e Canepa alla Triennale

Ieri sera ho assistito a una tavola rotonda dal titolo "Tendenza Asia: il fumetto odierno tra manga e tradizione occidentale", all'interno della mostra Fumetto International. Trasformazioni del fumetto contemporaneo in corso alla Triennale di Milano fino al 3 settembre.
Hanno parlato Barbara Canepa, Alessandro Barbucci, Massimiliano De Giovanni, Enrico Fornaroli, Jacopo Camagni e Matteo Stefanelli. È stata l'occasione per conoscere personalmente - complice Paolo Campinoti - Alessandro che aveva realizzato i layout del mio secondo "Monster Allergy", Barbara e la bravissima Anna Merli. Poi ho rivisto con piacere Enrico Fornaroli, conosciuto in occasione della presentazione del libro su Sergio Toppi a Bologna.
Oggi nuovo appuntamento alle 18,30: Barbara Canepa e Anna Merli discutono i propri percorsi stilistici e presentano i nuovi progetti "Sky Doll" e "End".
Una considerazione: il fumetto all'interno di uno dei sancta sanctorum dell'arte contemporanea come la Triennale è una ennesima conferma di come questo medium stia conquistando, seppure a fatica, spazi adeguati al proprio valore artistico e sociale. Complimenti agli organizzatori!

19 maggio 2006

Compagnodibanko, my friend

Il mio amico nonché testimone di nozze compagnodibanko, al secolo Matteo, mi ha fatto questo bel regalo per il compleanno: 100 biglietti da visita supergriffati "Lo Bianco's" di buon auspicio per la recente svolta professionale. Non contento, il buon compagno mi ha omaggiato pure di un dominio nuovo di zecca, www.fabriziolobianco.it, "per promuovere adeguatamente il mio lavoro".
E ora mi tocca onorare questi doni, impegnandomi ancora di più affinché di veramente professionale non ci siano solo i biglietti da visita :)
Grazie Matthew, caffè pagato (me la cavo con poco, alla macchinetta del corridoio, tra 5 minuti).

16 maggio 2006

Isadora

Negli ultimi mesi mi sono arrivate alcune proposte di collaborazione da disegnatori bravissimi e, ovviamente, mi hanno fatto particolare piacere. Uno dei progetti porta la firma dell'autore e amico Bruno Olivieri. Se per caso non lo conoscete, fate un giro sul suo sito per apprezzarne il talento.
Il progetto prende il nome dalla sua protagonista, Isadora, e sarà rivolto ai lettori più piccoli.

13 maggio 2006

Un solo grande amore


Cercando tra le cose che abbiamo fatto con Nando in questi ultimi anni, sono saltati fuori tanti ricordi. Non è sempre facile aprirli, ma sto cercando di ripercorrere con leggerezza gli eventi che ci hanno regalato una grande amicizia. Anche se ogni tanto ci commuoviamo, spesso ci vengono in mente le battute, la sagacia, il sarcasmo "buono", un ossimoro che solo lui poteva produrre. Sapeva farti ridere e subito dopo riflettere, magari anche amaramente. Se era il Signore del Volo, lo era anche della parola, sia scritta che proferita. Il brano qui sotto l'aveva scritto per la mostra di Cagliari del 2003: si intitolava "Un solo grande amore" e concludeva una presentazione al catalogo della mostra stessa.
Sapeva di essere in una ben precisa fase della sua vita, ma non ha mai mollato.

Non ho mai solcato mari tempestosi, a bordo di un cargo. Non ho attraversato deserti infuocati. Non mi sono mai addentrato in foreste amazzoniche o tra giungle infestate da migliaia di insetti voraci e da serpenti velenosi. Non ho avuto donne o mogli sparse nei continenti.

Ho avuto un solo amore, grande, che mi ha accompagnato per lunghi, lunghi anni. Un amore che mi ha dato la possibilità di vedermi ogni giorno, al tavolo dei miei sogni. Sono seduto al mio tavolo di lavoro, e guardo me stesso. Una boccia piena d'acqua, due vasetti e una piccola anfora da cui spuntano, impazienti e disordinati, molti pennelli, i miei pennelli. E anche, matite, penne, gomme, un paio di forbici, fermagli, la boccetta di inchiostro, inchiostro di china, una riga coperta di macchie, bianche, nere. Molte macchie. Tubetti di colore semi spremuti, che non hanno trovato la loro ordinata collocazione, occhiali, una lente, un modellino di aereo senza una ruota. Tutto questo ho guardato con affetto, con ansia, ogni mattina, dopo un caffè. Ho disegnato, raccontando a me stesso, prima che ai lettori. Sognando e disegnando. Ho sognato di pilotare uno "Spitfire" o un "Macchi". Ho impugnato la cloche e ho disegnato vertiginose affondate, ho dato calci alla pedaliera e ho affrontato l'avversario con secche virate, derapate e "tonneau" sparati. Sono stato l'eroe di tante avventure, il "carogna" che affronta la polizia con una Colt 45 o una mitraglietta "Scorpion", il bello, l'eroina, bella, gentile o provocante, la puttana, spavalda o vittima. Sono stato forse un attore che interpreta diverse parti. A volte l'interpretazione è ottimale, a volte meno o negativa. Ho sognato troppo. Ma ho anche ammirato, applaudito e anche invidiato, altri sognatori. Tanti. Ho conosciuto gente. Durante un viaggio, in uffici, in banca, nel corso di convegni, conferenze stampa. Mi sono sentito sempre e ancora un ragazzo, un ragazzo di fronte a individui arrivati, arroganti, superbi, stupidi. Sicuri di se stessi e di quanto facevano o dicevano. E io? Sarò sempre un ragazzo che tutto deve vedere e imparare? Ho preso un foglio, bianco, pulito e ho disegnato tanti piccoli uomini, piccolissimi, superbi, autoritari, furbi e li ho trasformati in ancora più piccoli vermi brulicanti. Ho posato matita e pennello e ho calato violentemente il palmo della mano sul foglio. Anche questo è stato un sogno... come tutti i miei disegni. Soltanto sogni, sogni di carta!

C'è ancora un sogno che vorrei disegnare, che disegnerò! Sono a bordo di un potente aeroplano, chiuso in uno stretto abitacolo, il cruscotto lampeggiante di piccole luci, casco e maschera dell'ossigeno, cinture allacciate. Comandi al centro, manetta tutta avanti. Decollo perfetto, prendo velocità e tiro il volantino al petto. Salgo velocemente in una lunga cabrata verticale, foro le nubi, bianchi cumuli torreggianti in cui rivedo i volti, tanto amati, di chi mi ha preceduto in questa ascesa. Sbuco nell'azzurro del cielo e continuo a salire. La velocità non diminuisce, non c'è stallo e il cielo diventa blu, blu scuro. Le luci del cruscotto sono spente e tutto diventa nero. Un bel nero.

Ferdinando Tacconi

12 maggio 2006

Ciao Nando

Ieri sera Nando Tacconi ci ha salutati e adesso vola alto con sua moglie Lidia, il figlio Rolando e i suoi amati aeroplani.
Nando il maestro, Nando il grande. Maestro di fumetto, uno dei più grandi del dopoguerra, e non solo in Italia. Grande uomo, ma non mi dilungo in elogi, esaltazioni e quant'altro solo perché a lui queste cose facevano venire il mal di pancia. Quando organizzammo a Cagliari una retrospettiva su Dino Battaglia, ci fu una conferenza in cui ci sperticammo in lodi scontate e un po' trite su Battaglia stesso. Quando la parola passò a Nando, lui come al solito fulminò tutti esordendo con un commento colorato sulla "cattiveria" dell'amico Dino. Ci fece ridere e poi commuovere, capace di ammaliare con la sua voce profonda quasi quanto con le sue chine.
Negli ultimi anni, per un problema alla vista, aveva dovuto progressivamente abbandonare il disegno, anche se inizialmente riusciva comunque a realizzare dei layout di una freschezza e di una forza straordinarie. Poi aveva dirottato la sua creatività sulla macchina da scrivere realizzando soggetti e sceneggiature per "Nick Raider".
Ciao Nando, ci mancherai tantissimo.



Aggiungo una nota: l'ultimo saluto a Nando sarà lunedì 15 maggio, alle ore 11, presso la chiesa del Gesù Salvatore a Milano 3, Basiglio.

08 maggio 2006

Per vivere

Oggi ho rassegnato le dimissioni dal FAI dove lavoravo da quattro anni e dove ho avuto modo di entusiasmarmi e arrabbiarmi in egual misura. Qui ho conosciuto persone speciali con le quali è nata un'amicizia profonda.
Ho lasciato un lavoro sicuro per trasformare una volta per tutte in professione la mia passione per il fumetto e la scrittura.
Ringrazio Cinzia, i nostri genitori e tutti gli amici che in questi giorni mi stanno sostenendo con messaggi d'incoraggiamento.
Da oggi mi rimbocco le maniche e scrivo. Per vivere.

03 maggio 2006

Today's favourite one!

Stasera aperitivo disneyano con i colleghi di corso dell'Accademia!
Approfitto per ringraziare un autore che non conosco di persona (né lui conosce me!) che mi fa divertire con ogni sua storia su "Topolino". È Enrico Faccini, ed è semplicemente un genio, forse il disegnatore più vicino al Cavazzano degli anni '70 per dinamismo e freschezza del segno. E poi le sue storie (è anche sceneggiatore) sono piccoli esempi di follia pura e comicità mai scontata. Spesso la tavola autoconclusiva del "Topo" è un delirio tutto suo, solitamente con Paperoga protagonista.
Per colpa di Faccini da tempo ormai leggo "Topolino" come un manga, partendo dalla fine.
Grazie Enrico!

PS. non leggo i fumetti in tedesco (questo, come se non bastasse, è pure in olandese, come mi dice Alghe): è che su Google ho trovato quest'immagine...

02 maggio 2006

Corsi e ri(n)corsi storici

L'autunno scorso con Cinzia abbiamo fatto il nostro viaggio di nozze in Irlanda. Alla nostra maniera (ovvero, partenza decisa due giorni prima e, conseguenti casini nella preparazione di itenerari, valigie, abbigliamento, etc., etc.). E come spesso ci capita in questi casi, dal marasma generale è scaturito un viaggio bellissimo, pieno di musica e, incredibile a dirsi, di uno splendido sole!
Otto (troppo pochi) meravigliosi giorni nella nostra terra d'elezione a bere Guinness e a sentire musica. Il nostro cuore l'abbiamo lasciato a Ennis, un paesino sulla costa occidentale dell'isola, dove esistono davvero i pub in cui la gente si mette a suonare per la gioia di farlo e non per far contenti i turisti. Che, a dirla tutta, a Ennis sono ben pochi.
Insomma, tra gighe, reels e pinte di birra scura mi è venuto in mente un parto catartico risalente a uno dei miei periodi così così (anzi, sul merdoso andante). Correva l'anno 1997 e davanti a una Stout su un tovagliolino di carta scrissi esattamente così (rullo di tamburi, please):

Sfoderano artigli aguzzi
Le candide mani ora in rivolta
E della tua effigie
Fanno brandelli.

Ti chiederei
Che cosa ci fai nei miei sogni
Chi ti autorizza
A tormentarmi.

È come un morbo corrosivo
Quest'incubo ricorrente
Che tu mi cerchi ancora
E io non ti allontani...

Credo che oggi ti potrei far del male:
Tutto l'amore che provavo
Galleggia adesso su un lago
Schiumoso e nero come una Guinness.

L'amore è come una birra scura:
Più la bevi e
Più ti chiedi
Perché cazzo l'avrai ordinata.

Oggi non condivido più l'assunto finale, ma mi dà sollievo poterla leggere con un sorriso.